Ho atteso qualche giorno prima di commentare lo scivolone di Luca Luciani di Telecom Italia su Napoleone, non volevo che la reazione emotiva, condizionata da anni di "militanza" nella Rete di Telecom Italia, potesse avere il sopravvento. Certe cose non sono banali gaffes, piuttosto archetipi di un'epoca, di una generazione. Ma chi si aspetta un commento sarcastico si sbaglia. Luciani ha ragione. Napoleone a Waterloo ha fatto il suo capolavoro (nell'ouverture del 1815, Tchaikovsky cita la Marsigliese a maggior gloria dell'esercito Francese). In 100 giorni Napoleone dall'esilio di sant'Elena ricostruisce un esercito motivato ed una nazione. E ha corso il rischio di vincere contro la settima coalizione. La metafora c'era tutta. Ha ragione Luciani quando, seppure con quell'insopportabile spocchia romanaccia (dalla quale sono spesso affetti tutti i nativi dalla capitale, me compreso) abboniva i depressi quadri o dirigenti Telecom dal pericolo della rinuncia. Durante la visione del clip, mentre si dipanava il discorso tra ardite metafore falliche, mi dicevo: volgare ma geniale, poetico, anticonformista, citare una sconfitta per motivare alla vittoria. Ci sta dicendo che ciò che conta è credere nelle proprie risorse, credere che in quelle persone che "sono" l'azienda e che ne definiscono la cultura ci sono le risorse per affrontare qualsiasi esercito con una concreta probabilità di vittoria. Il fatto che Napoleone avesse perso a Waterloo è pura contingenza, sfortuna, metereologia. Napoleone poteva vincere, e questo è ciò che conta, ciò che fa di un insieme di persone una squadra, un "team", un'azienda. Spero che, anche se perso in un discorso improvvisato e surreale, il messaggio alle persone di Telecom fosse questo: non vi arrendete, credete in voi stessi e nella solidarietà che unisce nei momenti difficili, la vittoria premia spesso gli audaci, ma mai chi non raccoglie la sfida... Forse un "We few, We happy few, We band of brothers" sarebbe stato più appropriato alle circostanze (ma quella è un altra battaglia... ed un altro re).